E R I K
PRESENTAZIONE SPETTACOLO


Erik è un dramma in cinque atti scritto in blank verse (pentametri giambici sciolti) a partire dal 1910 (e, in modo intermittente, nel corso di alcuni anni successivi) dal poeta-veggente indiano Sri Aurobindo (1872-1950). Tale dramma venne pubblicato postumo, nel 1960, ma è solo nel 1998 che venne pubblicata una versione critica definitiva, in cui sono stati messi a confronto i diversi manoscritti: per ogni scena, è stata trascritta l’ultima versione realizzata dall’Autore (laddove l’ultima versione esistente risulta incompleta, la scena in questione è stata completata prendendo le parti mancanti dalla versione precedente). In questo modo è stato possibile ricostruire l’intero testo teatrale. Nel 2009 il poeta Tommaso Iorco ha pubblicato la traduzione (con testo originale a fronte) in versi italiani (avvalendosi dell’endecasillabo), utilizzando l’edizione critica del 1998.

Il dramma è incentrato su quel particolare ramo della tradizione euroasiatica fiorito nel fascinoso mondo delle saghe norrene. Non si conosce da quale fonte precisa Sri Aurobindo attinse il materiale drammaturgico, ma certamente lesse, in latino e in volgare (tedesco e inglese), le varie saghe consacrate ai re islandesi-norvegesi. Nessuna di tali narrazioni, ovviamente, può svelarci il segreto della bellezza di questo dramma lirico: come di consueto, Sri Aurobindo trascende le fonti scritte e trae ispirazione da sorgenti più profonde, utilizzando liberamente nomi ed eventi della storia (nella fattispecie della Norvegia, in un arco temporale compreso tra la fine del IX secolo e l’inizio dell’XI: l’azione teatrale ha luogo al principio dell’unificazione del regno di Norvegia; il protagonista sostiene di essere il primo unificatore del Paese) per intessere una sublime metafora sull’importanza di coniugare armoniosamente tre poteri: saggezza, forza, amore — qui rappresentati, rispettivamente, dal dio Odino, dal dio Thor e dalla dea Freya.

Precisiamo che il nostro modo di fare teatro non ha praticamente nulla a che spartire con il cosiddetto "teatro borghese” ormai collassato: semmai, prendiamo spunto da alcune concezioni di Eschilo, secondo cui il théatron è il luogo in cui si può accedere all’essenziale, trovando la verità liberatrice dall’angoscia.

Tra le altre cose, ci preme infatti rivitalizzare l’aspetto epistemico: il teatro come grande rito collettivo di catarsi e di rinascita… Un viaggio all’interno della mitica caverna platonica, per emergere insieme verso il sole della vera vita. Nella concezione aristocratica di Platone, come sappiamo, solo una ristretta élite di filosofi poteva aspirare a risvegliarsi dall’ignoranza, mentre Eschilo intendeva offrire tale possibilità a tutti (questo, probabilmente, il motivo per cui venne bandito e dovette riparare in Sicilia!).

Pure la componente sinestetica ha la sua importanza: si cerca di coinvolgere tutti i sensi fisici, cercando di miscelarli insieme nel più alto grado possibile — l’udito (poesia e musica), la vista (luci e forme), l’odorato (aromi), il tatto e il gusto.

Ne deriva, come diretta conseguenza, la necessità di creare una continua contaminazione tra le varie tipologie di generi performativi — azione attoriale, musica e canto, danza, pittura, scultura, architettura.

Da non trascurare neppure la rilevante importanza da noi accordata a quello che il filosofo Walter Benjamin ha definito “l’aspetto auratico” di un’opera d’arte — vale a dire, l’hic et nunc della rappresentazione scenica, la sua irripetibilità e la magia derivante dalla presenza viva di attori e spettatori. Questo ci spinge a creare i nostri spettacoli in spazi scenici in cui non vi sia alcuna netta demarcazione tra attori e spettatori (questi ultimi si troveranno quindi all’interno dell’azione scenica di Erik, in un certo qual modo direttamente coinvolti).

Inutile aggiungere che, per rendere possibile tutto ciò e creare una vera e propria magia teatrale, viene data assoluta importanza al compito creativo di ciascun attore, alimentato attraverso un lungo e meticoloso lavoro. Relativamente alla componente scenotecnica, cerchiamo di illustrarne alcuni aspetti in tre articoli separati, accessibili dai link riprodotti qui di seguito.

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